L’IPOCRISIA DELLA “COMMISSIONE per la PACE e la COMPRENSIONE”

Nel maggio 2022 il governo “progressista” di Gabriel Boric è stato in grado di concretizzare il disegno repressivo e coloniale ben pianificato dal precedente governo di destra, mettendo in opera lo “stato d’eccezzione”. Un contenitore tutt’ora in vigore, strettamente necessario per una vera e propria militarizzazione dei territori Mapuche in lotta, oltre a sfornare leggi sempre più repressive nei confronti della lotta popolare, anarchica e del popolo Mapuche, da secoli in conflitto con i vecchi e nuovi invasori (legge d’usurpazione/anti toma, modifiche della legge “antiterrorismo”, legge “grilletto facile”, rivalutazione della legge di “Sicurezza interna dello Stato”).

Lo stato cileno doveva imbastire una facciata democratica da fiancheggiare alla sua politica criminalizzante, indubbiamente finalizzata a invisibillare le rivendicazioni storiche del popolo Mapuche, o per lo meno di quelle comunità che non si arrendano alle numerose strategie di frammentazione sociale, politica e identitaria dei territori. Tale compito è stato svolto dalla “Commissione per la pace e la comprensione” imbastita per “risolvere” lo storico conflitto nato dalle legittime richieste dei Mapuche riguardo alla restituzione dei loro territori ancestrali. Le chiese, in particolar modo quella evangelica, il lavoro offerto dalle stesse aziende estrattiviste (oltre alla commercializzazione dei prodotti artigianali all’estero, vedi progetto “Primo popolo” dell’azienda Mininco) i finanziamenti statali e parastatali, non sono bastati per sfiancare la lotta Mapuche.

Un mondo che non abbiamo mai idealizzato, maggior ragione dopo aver trascorso mesi e mesi nelle comunità e Lof, perchè come individualità abbiamo sempre dato la priorità alla critica di noi stessi e del mondo che ci circonda, senza cadere nel carrozzone movimentista, oltreoceano come “da noi”, a cogliere la complessità, evitare di sventolare frettolosamente le bandierine e compiere letture della realtà semplicistiche e riduzionistiche. La visione dualista spesso non ci permette di avvicinarci realmente ai contesti che vogliamo attraversare, o meglio ancora, vivere quotidianamente.

Una fantomatica Commissione composta da vari personaggi che hanno sostenuto e rappresentato le varie istanze dei settori produttivi legittimati dallo stato cileno. Nel teatrino governativo anche il popolo indigeno è stato “rappresentato” da un mapuche che milita nel partito socialista (ricordiamo che anche il partito comunista fa parte della coalizione di governo) e il lavoro istituzionale svolto professionalmente da questi fantocci, è stato compiuto a porte chiuse o per lo meno consultandosi con pochissime e miserabili realtà mapuche da tempo vendute alle logiche dello stato e del capitale.

Nel mese di luglio il governo ha dichiarato l’avvio di una consulta indigena, per poter legittimare la vergognosa “Commissione per la pace e la comprensione”. Nella quasi totalità la reazione dei Mapuche a questo teatrino governativo, ovviamente ben sostenuto dalle aziende estrattiviste presenti capillarmente nei territori Mapuche, è stata di netto rifiuto.

In seguito riportiamo i punti cardini della “proposta” della Commissione consegnata al miserabile governo e oggetto di una fasulla consultazione indigena:

  • imporre una legge “punto finale”, ovverosia una legge che chiude definitivamente il conflitto storico riguardo alle rivendicazioni territoriali dei Mapuche.
  • mettere a disosizione 4000 dollari (di cui 1000 già spesi) per l’acquisto delle terre da consegnare a 2000 comunità (con un presidente, unica figura riconosciuta dallo stato dall’entrata in vigore della legge indigena n°19.253 del 1994) e per solo una volta.
  • limitare il riconoscimento a non più di tre persone giuridiche in possesso di un titolo di Merced (titoli di proprietà imposti dopo la campagna di occupazione militare di Wallmapu (terra mapuche) denominata ” Pacificazione dell’Auracania” nella seconda metà dell’800), automaticamente escludento le future generazioni.
  • Se una comunità si aggiudica un terreno (massimo 10 ettari per famiglia) o una compensazione economica, le famiglie non potranno più inoltrare nuove richieste, conseguentemente eliminando la possibilità alle future generazioni di ricostruire la propria cultura, spiritualità e identità indigena.
  • Le comunità potranno entrare nei nuovi terreni solo nel momento in cui verranno a loro assegnati
  • Le compensazioni economiche comprendono: pagamento di un credito ipotecario, un piano abitativo, borsa di studio, prestito. Sempre per una sola volta e solo per la discendenza del ramo familiare (figli, nipoti e pronipoti)
  • sostituire la legge indigena n°19.253 con un nuovo sistema di controllo e consegna delle terre.
  • eliminazione dell’articolo 13 che non permette di affittare, cedere e vendere terre mapuche, inserendole nel mercato e conseguentemente facilitare progetti estrattivisti, energetici, immobiliari e infrastrutturali ed eliminare ogni minima tutela delle comunità.
  • consegna di solo 1000 ettari di terra, deligittimando il trattato di Tapihue stabilito nel 1825 tra lo stato cileno e il Popolo Nazione Mapuche nel quale si riconoscie al popolo originario ben 10000 ettari di terra, dal fiume Biobio a sud.

Le terre ancestrali sono parte fondamentale della cosmivisione Mapuche e non possono essere considerate oggetto di mercato.

Le terre non si cedano, le terre non si vendono, le TERRE SI RIPRENDONO!

Al fianco della recuperazione territoriale e del suo controllo. Contro la musealizzazione dell’identità Mapuche!

Collettivo Lotta Mauche – 30.8.225 luchamapuche@protonmail.com