Dopo 3 mesi dal sabotaggio contro la diga RUCALHUE

Oggi sono trascorsi 3 mesi da quella notte del 20 aprile 2025 quando ignoti sono passati all’azione e hanno incendiato ben 47 camion e altri 4 macchinari di proprietà della ditta cinese CWE China Internacional Water Eletric Corporation, braccio della potente China Three Gorges, impegnata nella costruzione della diga Rucalhue sul fiume Bio bio*, sacro per il popolo Mapuche* pewenche (i Mapuche della cordigliera andina).

Riteniamo opportuno riavvolgere il nastro per far comprendere l’entità del saccheggio e della devastazione che la politica coloniale perpetua tutt’ora contro il popolo Mapuche e la sua terra, politica di occupazione, smembramento e folclorizzazione della sua identità, portata avanti in Wallmapu da secoli.

I primi progetti di costruzione di dighe sul fiume Bio bio, prendono luce negli anni ’80, in contemporanea alla pianificazione di due strategie ben studiate a tavolino, finalizzate a preparare un terreno che in pochi anni verrà violentato dalla costruzione di tre immense dighe. Alle nuove generazioni della vallata vengono proposti studi tecnici finalizzati a formare i nuovi dipendenti delle imprese idroelettriche. Uno sguardo imprenditoriale proiettato al futuro, che ancora oggi riesce a far breccia tra i giovani ancora residenti in valle e conseguentemente fiaccare movimenti di reale opposizione. Nei medesimo spazio temporale, precisamente nel 1985, viene messa in atto una parcellizzazione della terra da secoli in mano a sette comunità mapuche, per mezzo di cui lo stato coloniale consegna pochi ettari di terra e conseguentemente facilita la presenza in valle delle aziende idroelettriche.

Nel 1996 viene costruita la prima diga sul fiume Bio bio, a Pangue, attualmente gestita da Enel Chile nientemeno che una succursale dell’italianissima ENEL…Nel 2003, dopo anni di proteste, entra in opera la seconda diga a Ralco, inizialmente amministrata dalla spagnola Endesa, attualmente ENEL…La terza, nel 2009 ad Angostura, gestita da Colbún s.a, ovverosia da Antar Chile (gruppo Angelini/forestale Arauco), Afp habitat (fondo pensionistico privato) e nientemeno che il gruppo Matte proprietaria della forestale Mininco, che brilla da decenni tra le forestali, nelle sue opere di frammentazione e criminalizzazione delle comunità mapuche, che ancora oggi resistono alla sua politica usurpatrice.

Riguardo al progetto di Rucalhue, inizialmente era in mano alla cilena Atiaia Energia Chile, nel 2018 acquistata da CWE. Il progetto è stato sviluppato da Rucalhue Energia s.p.a, una filiale di CWE. Quest’ultima ha un’esperienza di più di 60 anni nella progettazione, costruzione e gestione d’infrastrutture nel settore idroelettrico, delle energie rinnovabili e idrico. È impegnata in più di 800 progetti in più di 80 paesi nel mondo e ha costruito e gestisce, la diga più grande al mondo, ovverosia Las Tres Gargantas con una potenza di ben 22.500 Mw, oltre a immense dighe in Uganda, Guinea, Ecuador, Perù e un mastodontico parco eolico in Pakistan.

Nel 2012 inizia la procedura burocratica e nel 2016 la ditta ottiene l’autorizzazione ambientale. Nel medesimo anno viene imbastita una fasulla consulta indigena, in rispetto del Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro che sancisce i diritti dei popoli indigeni, convenzione riconosciuta ufficialmente nel 2008 dallo stato cileno, ma rispettata sporadicamente e parzialmente. L’ennesimo stratagemma per poter narrare di una fantomatica “partecipazione” del territorio e di una progettualità “democratica”, molto cara alla politica neoliberale dello stato cileno.

Nel 2016 la CONAF, corporazione nazionale forestale, sollecita un parere al Ministero dello sviluppo sociale, riguardo alla necessità o meno di promuovere una seconda consulta del popolo Mapuche, ma dal Ministero non è arrivata mai una risposta. Nel 2023 la CONAF definisce il progetto di interesse nazionale.

Il percorso di resistenza ha vissuto varie fasi tra cui due periodi nei quali i dimostranti hanno fisicamente occupato l’area interessata a diventare il futuro cantiere. Il secondo periodo di resistenza è durato cinque mesi e concluso con una forte repressione dei carabinieros. La politica d’istituzionalizzazione di alcune comunità mapuche ha notevolmente pesato riguardo alla reale partecipazione al presidio permanente, come del resto si verifica tutt’ora nella valle. I benefici economici e la questione occupazionale, anche in queste zone, hanno indebolito la resistenza ma il sabotaggio del 20 aprile, che ha causato un enorme danno economico, ha indubbiamente portato linfa alla lotta delle realtà ambientaliste e mapuche pewenche. Come di prassi, il governo “progressista” ha risposto fornendo un buon numero di carabineros per ulteriormente sorvegliare il cantiere e far sì che lo sviluppo e il progresso per questo mondo energivoro possa proseguire senza interruzioni. Siamo certi che per loro non sarà una passeggiata e che arriverà un momento in cui, ancora una volta, i sogni dello stato, della ditta e dei suoi numerosi complici, verranno infranti.

WALLMAPU SIN REPRESAS!

WALLMAPU LIBRE!

BASTA MILITARIZZAZIONE, LIBERTÀ PER I PRIGIONIERI POLITICI MAPUCHE e per ogni individualità in lotta!

Collettivo Lotta Mapuche – 20.7.2025

*In mapudungun, la lingua mapuche.

Bio bio: “acqua che scorre”. Mapuche: “gente della terra”.