comunicato in risposta alle false accuse della Rete internazionalista per il popolo Mapuche, rivolte a una persona facente parte del collettivo Lotta Mapuche.
Ancora una volta la narrazione falsificatoria della realtà rispecchia la volontà di difendere, con ogni mezzo necessario, compreso l’attacco personale di chi pone in risalto un’impalcatura che barcolla da tempo da ogni lato, la propria aureola immagine.
Eh sì, chi riceve critiche sostanziose, puntuali e precise, a volte non ha nessuna intenzione di cogliere i contenuti espressi anche con modalità costruttive e oggettivamente rispettose, senza volersi abbassare a giudizi disprezzanti e rabbiosi.
Pensiamo che le parole e i comportamenti abbiano ancora un valore ben preciso e conseguentemente riteniamo abominevole notare una fantomatica Rete Internazionalista per il popolo Mapuche, che si definisce “antiautoritaria, autonoma, anticarceraria e solidale”, nel porre in atto comportamenti autoritari, escludenti, e disprezzanti. Ovviamente chi dall’alto del loro nauseabondo piedistallo si ritiene la luce nel buio, e in grado d’indicare la “retta via”, cosa possiamo aspettarci?
Ancora una volta, un’ulteriore frammentazione di un “collettivo” sempre più egemonizzato da due persone con comportamenti egocentrici, solo in grado di distruggere una progettualità collettiva.
Si vuole attaccare un’individualità che ha fatto parte attivamente non da mesi, come la Rete riporta attualmente, ma ben per tre anni, con gravi giudizi imperdonabili espressi da una persona certamente colpita emotivamente dalle gravi condizioni di salute del suo compagno (e parte della Rete), ma anche ben volenterosa di offendere, riportando anche enormi falsità. Oltretutto ha occultato la solidarietà e la vicinanza umana, espressa personalmente anche in altre distinte occasioni, e in questo specifico caso, comunicata in maniera scritta via e-mail (viste le distanze continentali e la mancanza di social).
La carta è solo carta e la carta brucerà, ma ricordiamoci pure che la carta canta, e come se canta…
Si nega, anche con il trascorrere dei mesi, un incontro, unica modalità che riteniamo idonea per un reale e significativo confronto, ma ovviamente per pubblicare un testo infame c’è sempre voglia e tempo…
Alla faccia del rispetto e della dialettica di cui tanto scrivono!
Come abbiamo riportato nella nostra presentazione pubblicata sul nostro sito, non possiamo cadere nel calderone di chi non vuole cogliere l’importanza di una reale cura indispensabile nella costruzione di relazioni, umane o meno, basate sul rispetto, l’ascolto e l’orizzontalità, ma anche nel confronto con le diversità altrui, ricordandoci che ognun* di noi è un’individualità e non manovalanza silenziosa da incasellare in un collettivo.
Anche per la persona oggetto degli attacchi infami riportati nel testo recentemente pubblicato dalla Rete, questi sono da sempre considerati gli elementi sostanziali per costruire sane relazioni, e con la complicità di altre individualità, anche progettualità solidali nei confronti delle comunità Mapuche (e non solo), in conflitto con politiche estrattiviste, repressive, coloniali e musuealizzanti.
Con alcune persone mapuche o compagn*, che abbiamo conosciuto personalmente nei territori occupati dallo stato cileno, abbiamo riportato certe dinamiche della Rete. Si sono rammaricate del fatto che questi due soggetti abbiano deciso di non fornire i contatti di alcune comunità, con cui la Rete collabora da anni, per evitare che la persona potesse conoscere personalmente la variegata e complessa realtà Mapuche, e conseguentemente di frammentare la solidarietà internazionalista.
Ovviamente ora sono costretti a scrivere pubblicamente: ”che ben venga che ci siano nuove realtà solidali”. L’ipocrisia non ha limiti!
La verità fa male e per alcuni è più conveniente tapparsi le orecchie e gli occhi, e andare avanti a testa bassa, evitare di porsi in discussione, e se qualcuno non accetta certe precise dinamiche autoritarie, allora bisogna spendere tempo ed energie, e rincontrare una certa “serenità”, per attaccare con falsità e disprezzo chi si rifiuta di portare forzatamente l’acqua al loro mulino.
Nei fatti solo chiacchiere, eventifici, punti militanza e miseria umana…
Non vogliamo spendere ulteriore tempo considerando, a differenza della “Rete”, da anni ai minimi termini (chissà perché), che per noi è indubbiamente più importante fornire linfa e corpo ai già reali percorsi di solidarietà, sulla base delle relazioni che abbiamo costruito e continueremo a coltivare nel tempo, con i Lof, le comunità e le individualità Mapuche e anarchiche, che abbiamo incontrato durante la nostra permanenza in quei territori oltreoceano.
Concludiamo fornendo la nostra massima disponibilità a chi volesse approfondire seriamente la questione, anche con la lettura delle e-mail che si sono scambiate nel mese di dicembre del 2024 e a gennaio di quest’anno, una dirigente della Rete, e una persona che attualmente fa parte del nostro collettivo.
Una risata li seppellirà, visto che da tempo si stanno scavando la fossa con le proprie mani.
Ancora una volta il nulla avanza inesorabilmente.
Le individualità che fanno parte del collettivo Lotta Mapuche 6.11.2025